un po di poesia non guasterebbe

Ciao scimmiette e ben tornate nell'angolo della posta del cuore......

No aspé.......no scusate ho sbagliato, bentornati nella caverna del gioski, l'unico blog sui fumetti che parla di tutto meno che di fumetti.

Per chi si fosse perso il precedente post è libero di andare a recuperarlo quando vuole, invece per chi si fosse sintonizzato solo ora lo invito a rileggere tutti i post passati e capire un pò com'è l'andazzo da queste parti.

Oggi post romantico?
Davvero?

No... proprio no.....

Oggi parliamo di tutt'altro, c'entra l'amore ma non nella forma romanzata lui ama lei che ama un altro, ma bensì di un tipo di amore diverso e che spesso sfugge alle catalogazioni di genere proprio perché è un sentimento poco palese e quasi strisciante, e che banalmente viene semplificato chiamandolo "amore per la vita".

Lo so, sembrerà banale ma continuate a leggere.


Vi sarà capitato di vedere diversi post in cui viene citato impropriamente per diverse frasi che gli vengono attribuite, o altri in cui viene elencato nello starter pack di una giovane ribellina dai capelli colorati.

E tuttavia a me sembra una di quelle situazioni paradossali dove una persona non viene valutata per la sua opera ma viene valutata dall'uso che se ne fà....e questo è grave.

Si perché nonostante lo stigma di "autore per adolescenti egocentriche" Charles Bukowski è stato per molte generazioni di ragazzi "della strada" quello che Dante Alighieri è stato per gli addetti ai lavori dei licei classici d'Italia.

Ok non aveva il suo aplomb, non aveva neanche un linguaggio aulico particolarmente arzigogolato e poetico, ma quello che doveva raccontare te lo raccontava in maniera schietta, sincera e senza giri di parole.

A lui abbellire la realtà non serviva. Lui era puro e sincero fino in fondo, anche quando la verità era troppo dura da accettare e feriva gravemente chi la ascoltava.

E questo perche ai suoi occhi, filtrata attraverso la sua sensibilità acuta, la realtà era un luogo bellissimo. Come un mare in cui affacciarsi, perdersi, ritrovarsi, perdersi ancora.

Molti di voi potrebbero però sottolineare il fatto che Charlie nei suoi racconti parlasse di una generazione disperata fatta di gente allo sbando in un mondo che progressivamente stava cambiando attorno a loro, escludendoli mano a mano da quello che viene considerato accettabile, onorevole o encomiabile.

Ed è vero.....

Nei racconti di Bukowski, nei suoi romanzi e nella sua poetica si respira un'aria di disperazione che difficilmente un altro romanziere americano ha saputo descrivere con una tale passione.

Nei suoi racconti c'era nitido l'odore delle polverose strade californiane, attraversate da gente allo sbando e ubriaconi. Agli occhi degli altri, freak senza speranza ma che attraverso la penna di Charles, o della sua macchina da scrivere, prendevano toni e colori completamente diversi.

Quasi esaltati nelle loro brutture, nel loro modo di vivere disonesto e eroico. Piccoli pozzi di nulla con tante piccole gemme al loro interno che aspettavano solo qualcuno che le facesse brillare.

Sapeva dare risalto e fascino a questi personaggi e le loro vicende venivano raccontate magnificamente da chi sà di non avere un futuro e quindi spolpa avidamente il presente amandone ogni boccone, ogni momento bello e brutto e sputandone fuori la poesia di una vita vissuta in piena libertà. 

E questa cosa viene convenientemente ignorata da tutti, le sue frasi, spesso riflessioni amare sul presente vengono viste come una sorta di inno al degrado e si vendono facilmente ad ogni situazione. Anche perché fa più scena essere compatiti e parlare di tristezza che di altro.

Eppure la parte centrale che ha creato in Bukowski la sua filosofia di vita e che lo ha accompagnato per anni fino alla sua morte, è stata l'amore .

Il non avere un futuro (o comunque sapere o pensare di non averne uno) genera una disperazione che sfocia, paradossalmente, nella certezza che si è liberi da responsabilità verso se stessi e verso gli altri e quindi ci rende in grado di godere del presente a pieno, senza pentimento e senza pregiudizi verso nulla.

Buko aveva imparato e ha cercato di insegnarci che la vita è un giro di giostra alla cieca, ci dice che se vuoi salire nella girandola delle emozioni devi chiudere gli occhi e lasciarti andare.

Potrai farti malissimo e sbattere i denti, oppure finire tra le tette di una conturbante francese mezza matta ma estremamente sexy, in un bar cencioso a bere birra calda e parlare con un pazzo che ce l'ha con il governo o a terra, nel bagno di una comune, cercando di riprenderti da una serata di sbronza e botte di cui non ricordi nulla o quasi.

La sua verità è semplice e sgradevole; questa è la vita, fa male ma dà anche soddisfazioni, si prende tanto ma ti dà tanto, se sai come interpretarla.

Che tutto (ambizioni, soldi,successo, conquiste amorose o sesso occasionale) è effimero e passeggero e che spesso l'anarchica presa di posizione nei confronti di ciò che ci accade, la possibilità e la voglia di lanciarsi nelle situazioni più assurde infischiandosene delle conseguenze e godendosela con tutto quello che arriva, nel bene e nel male fá di noi individui liberi dalle gabbie e dai ruoli, e fa emergere ciò che siamo e soprattutto dà significato e voce al nostro più profondo bisogno di libertà .

Bisognerebbe imparare a nutrire il cuore e l'anima di ogni fallimento, ogni successo, ogni separazione e ogni ricongiungimento come se fossero piccoli e inaspettati miracoli, indipendentemente dal risultato finale di tutto questo.

Bukoski ci insegna, con il suo modo un pò goffo e "semplicistico", con le sue storie appese ad un filo sottile tra disperazione e felicità, tra quotidianità e l'inaspettato, non solo ad amare noi stessi, la vita o il nostro lavoro quando ci appagano. Ma ci insegna ad amare indistintamente, senza vergogna, senza timore e senza dignità tutto ciò che ci capita.

Questa è una cosa che sfugge a molti, e poi giustamente che non si capisca una cosa cosi semplice è tutto dire. Siamo troppo impegnati politicamente, idealisticamente, artisticamente e intellettualmente che non ci accorgiamo di quello che stiamo perdendo.

Oppure sono io che sottovaluto tutto, e sto qui e mi prendo la briga di scrivere riflessioni ovvie e a spiegare cose semplici solo perché qualche ragazzina senza fantasia usa le sue poesie (seppure sono sue) solo per adornare le foto del suo culo.

Un cinque:

Gioski



 

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