La bestia nera, quella troia!!

Ma voi ve la ricordate la vostra BESTIA NERA?

Avete presente di che parlo si? La bestia nera, la balena bianca, la variegata verde, il grande Ciaparche!!!

Quella che, secondo le leggende, prendeva la tua anima, il tuo cuore e ci si soffiava il naso e poi ti buttava via.
Nell' indifferenziata.

La mia era una dei tempi del liceo, stravedevo per lei e quando mi silurò ci rimasi male.

Caddi in uno stato catatonico per tipo 3 anni, un lasso di tempo lunghissimo se li paragoniamo a quelli dei cani.
Non le dò torto, in fondo ero un tipo abbastanza angosciante, con le mie chiamate anonime nel cuore della notte, i pianti disperati e le continue attenzioni (indesiderate) che conservavo per lei, solo per lei.
Poi quel periodo sparì, così come era arrivato, ed io smisi i panni dello stalker e indossai quelli, un po'più comodi e legalmente più sicuri, di Gioski.

Paradossalmente credevo di averla avuta vinta, di essere un superstite di quei pochi che nonostante la brutta avventura aveva conservato quel briciolo di dignità e integrità morale.

Poi, anni dopo, la più grande delle bestie nere venne a farmi visita all'improvviso.

Nessuno mi aveva avvisato di cosa andavo incontro. Non una mail, una lettera....dei colpi di cannone.
Andai incontro alle sue fauci con il viso sorridente del ragazzo innamorato.

Porca puttana....quella tipa fu il mio Vietnam.
Persi dignità, anima e sentimento in una sola volta, in poche parole, più breve delle frasi che scrivo da queste parti.

Mi azzerò completamente....
Quella esperienza mi rese più forte?

No, mi rese solo più incazzato, depresso e solo.
Ce l'avevo con il mondo, ce l'avevo con la gente, gli animali, l'ecosistema, il sole, la luna, le stelle, le maree e 
in buona parte anche con i paninari.

Dannati paninari!!

Fatto sta che mi aveva reso un mostro.

E non di quelli divertenti, con un servo un po'merda ma simpatico che si divertiva a scrivere ORTOLANI nel 1997.
Ma proprio un pezzo di merda!

Quindi mi sorpresi e non poco di ritrovare questa sensazione (assieme ad altre situazioni) in un omnibus di storie che avevo amato da adolescente, ma di cui non capii tutto subito.

VENERDÌ 12 ho scoperto che ha un peso specifico per ogni fase della vita.

Da adolescente ridi come un Giuda per le  situazioni ridicole e le battute fulminanti delle strisce.
Da adulto (se di è predisposti ovviamente) ti fa riflettere.....e ridere, ridere tanto e di gusto.

In fondo parliamo sempre di ORTOLANI, mica di Vauro.
Riflettendoci adesso in effetti i motivi che spingevano Leo a scrivere queste storie erano piuttosto chiare, ma io sono sempre stato tardo e alla fine me lo ha dovuto spiegare prima Plazzi, e poi Ortolani stesso.

Che se aspettavano me dovevano mettere le tende e vivere nella natura selvaggia.

Ma di che parla VENERDÌ 12 e perché?
La storia è semplicissima e parla di NOI.

Tu che mi leggi, avrai sicuramente passato quel momento in cui la tipa ti dice PICCHE e tu li che piangi e piangi e piangi.

Ecco venerdì 12 parla di Aldo che piange e piange e piange perché Bedelia, sua musa e donna chiacchieratissima, l'ha lasciato.

A causa di una maledizione Aldo è diventa un mostro, e come se non bastasse gli è stato appioppato un maggiordomo che con un nome come GIUDA di certo non ti aiuta.

Da li partono le vicende dei due che, per certi versi, mi ricorda il viaggio di ulisse verso itaca, o per essere ancora più inflazionati o banali, il viaggio di Dante in un inferno un po' particolare....

Si perché Aldo passa tutte le tipiche fasi degli uomini abbandonati.

Dai pianti disperati al chiodo scaccia chiodo.
In un tripudio di gag, battute e risate, il buon Leo non manca di deliziarci con il lato filosofico (o metafisico se vogliamo) facendo partire le narrazioni in un modo per poi fargli cambiare natura in corso d'opera.

Il finale poi è una perla!

Fate così, se non mi credete il mio consiglio è di comprarvi l'omnibus (se ancora in commercio) e prepararvi a ridere come degli ossessi e a riflettere come geologi.

Nonostante il tempo passato Leo Ortolani ha dato e dà un frizzante senso di allegria ad un genere che, attualmente, sforna prodotti mediocri e ha troppa boria e troppe pretese senza averne le basi.

Un cinque:

GIOSKI




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