60 anni non sempre ruggenti,figuriamoci gratis

A scanso di equivoci,questo post lo dedico a tutte quelle persone che inevitabilmente si ritroveranno a fare gli alternativi della situazione,a tutti quelli che criticheranno (e a occhio e croce ce ne saranno parecchi,ma non moltissimi).

Sicuro come la morte,appariranno come pokemon selvatici nell'erba alta,con i loro versi e la loro capacità di critica sviluppata in non si sa bene dove,quando e in che ambienti,nè in che circostanza.

Se conoscete i Ratatta sapete di che parlo.




Questo articolo è da un po che stagnava nelle bozze del mio blog,ho dovuto correggerlo per via dei recenti avvenimenti molto poco allegri e sinceramente avrei preferito farne a meno.

Stan Lee si è spento chissà quando chissà dove proprio ieri (12/11/2018) e mentre scrivo non ho letto articoli e quindi molte cose non le so.

Abbiate pazienza.

Per tutti quelli che lo denigreranno o che diranno che "si vabbè è morto il babbo dei supers e quindi?" Io rispondo così:

È morto un uomo che ci ha insegnato a sognare.

A differenza di un'altra recente "morte eccellente",ovvero quella di Chester Barrington,avvenuta troppo presto e in circostanze molto più drammatiche,la morte di Stan Lee non ha segnato un'intera generazione ma tutta una comunità,quella"nerd",che si è vista privata di una figura di spicco e di un pilastro che credevamo incrollabile.

Un'uomo che ha segnato ed ha avuto un peso enorme sia per la cultura popolare americana tanto quanto quella italiana e oltre.

Il buon Stan ha dato voce ad una generazione,che poi è diventata più di una,che magari era ignorata e che ritrovava anche se per poco un momento di tregua tra le pagine dei fumetti della Marvel.

Come faceva un ragazzo di 13 anni ad immedesimarsi in Bruce Wayne?

Orfano miliardario e giustiziere mascherato

Oppure, come faceva un ragazzo vittima di bullismo ad 
immedesimarsi in Superman?

Un uomo con le capacità di un Dio che nessuno può toccare?

Erano giochi per bambini,si faceva finta di essere Batman che 
combatte contro la criminalità ma poi?

Poi si cresce e iniziano i problemi.

Ci si accorge che i propri genitori non erano quegli eroi che credevamo fossero,che non solo erano umani e fragili ma che erano persone e avevano i loro problemi.

Ci si accorgeva delle ragazze e si diventava (o rimaneva) timidi e impacciati,forse troppo bruttini per piacere a una come la nostra compagna di banco.

Non c'era l'edonismo di oggi.

E allora si andava in edicola e si leggeva di un ragazzo adolescente che fermava uomini molto più grandi di lui.

Un ragazzino che nel suo piccolo faceva la propria parte diventando grande.

Tutti erano contro di lui o contro il suo alter ego....eppure lui era li e combatteva pagina dopo pagina,albo dopo albo,contro persone che un ragazzino come lui non sarebbe mai riuscito a fermare.

Poi venne Stan,prese quello che aveva passato,quello che credeva (e a ben vedere) potesse interessare o potesse entusiasmare e ne ha creato un icona.

Il suo lavoro spesso è stato criticato,e molti si sono accaniti su di lui nel corso del tempo anche a causa di una gestione non sempre limpida dei suoi affari e degli interessi della Marvel.

Spesso,pare,non è stato corretto e non si è comportato nel migliore dei modi con i suoi collaboratori.

Tuttavia credo che il prezzo della grandezza sia anche questo:

fare quello che nessuno dovrebbe mai fare (o non vuole fare) per riuscire a emergere in un mercato fortemente concorrenziale come quello americano.

Specie se parliamo degli anni 60,con la DC alle calcagna e poco margine di errore.




.
E qui entra in gioco la figura del Super eroe,un pò anche come la sua figura, sempre pronto a difendere ciò in cui crede e quello a cui tiene.

Zio Stan non era uno stinco di santo,ma neanche un idiota.

Spiderman è solo un esempio di quello di cui sto parlando,perché forse quello più conosciuto e amato,ma potrei tranquillamente parlarvi di Daredevil come di Bruce Banner o i F4.




La dualità dei personaggi e delle sue storie era anche una dualità personale,ed è la stessa che ha aiutato molti ragazzini in momenti difficili e gli ha regalato dei sogni ed un modo per affrontare la vita.

Non sono cazzi,ma solide realtà.

Il me ragazzino ci perdeva le giornate a leggere quelle avventure,a girare tra i mercatini per cercare qualche chicca o qualche pezzo della corno con le avventure "vecchie" che poi di fatto, vecchie non erano.

Sono ricordi preziosi.

Eppure adesso il tipo sorridente,l'affarista senza scrupoli e Re dei camei cinematografici è morto,il creatore di personaggi iconici è andato per sempre.

E noi stiamo qui a chiederci "e adesso"?

Non ci saranno più cameo assurdi,niente piu "trova Stan nell'ultimo film Marvel"come scommessa con gli amici.

Ci saranno sicuramente ringraziamenti pubblici,elogi e cordoglio pubblici tra tutti gli addetti ai lavori.

Ma il dolore,quello un po'più accentuato,lo possono trovare nel cuore di quelli che hanno amato quelle storie senza vedere il dietro le quinte,che non prende distanze da questo o quello e che non giudica quelle storie "un prodotto di intrattenimento" ma una parte della propria storia personale.

Io i fumetti dei super non li seguo più da un po',e credo che non mi ci riavvicinerò per questo.

Credo invece che prima di andare a lavoro mi leggerò una vecchia 

storia di Spidey contro il Goblin.

Quanto odio quello stronzo verde.

Bella per te Stan,nonostante tutto hai fatto un buon lavoro.




Un cinque:
Gioski

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